giovedì 16 febbraio 2012

Se fosse tutto così dolce...

I tagli avanzano, la Grecia brucia, la neve ostacola.
Prendo 1 boero e ne vinco altri 2.
Magra... ma dolce consolazione.
Andiamo avanti.

lunedì 13 febbraio 2012

Ci vediamo in palcoscenico

Credo che ogni scrittore, o aspirante tale, prima o poi senta il bisogno di scrivere qualcosa per il teatro. A me è successo, ovviamente. Credo che ciò trovi la sua motivazione nel fatto che vorremmo i nostri personaggi fuori dalla carta affinché questi assumano consistenza reale, che abbiano volti, espressioni, gestualità, voci, persino odori da percepire con i sensi.
Il cinema è affascinante, estremamente affascinante, ma è quasi inaccessibile per la stragrande maggioranza di noi che scriviamo storie. Un lungometraggio ha costi esagerati se si punta sulla qualità.
Ma una rappresentazione a teatro ha più possibilità di vedere la luce: vuoi per la passione di un gruppo di attori, vuoi per i costi contenuti delle scene da realizzare e degli arredi da collocare. In alcuni casi non serve neppure un fondale, basta una panchina per rappresentare un parco, un tavolo per supplire a una sala da pranzo e il gioco è fatto. È una di quelle regole non scritte che ogni spettatore accetta di buon grado senza chiedersi: “Ma come, ci troviamo in una stazione e non ci sono i treni?”.
Scrivere una buona opera teatrale, però, non si improvvisa. Come per i romanzi o le sceneggiature per il cinema, anche un testo teatrale necessita di regole affinché avvinca lo spettatore e non gli faccia abbandonare la sala alla fine del primo atto.
Fondamentale è il rapporto di causa-effetto per strutturare e dare un ordine agli eventi, in modo che essi diano vita a una storia. Se così non fosse, le azioni sul palcoscenico sarebbero solo dei riempitivi che non portano da nessuna parte. Non ci sarebbe suspense, né climax e, quindi, nessuna risoluzione con conseguente soddisfazione dello spettatore.
Un utilissimo strumento che vi aiuterà a scrivere un dramma o una commedia degni di questo nome è il saggio di Jeffrey Hatcher,Scrivere per il teatro”. Per questo motivo vi invito a leggerlo caldamente, poiché al suo interno troverete esercizi per stimolare la ricerca di idee per la vostra trama e consigli per strutturarle in azioni che portino avanti la storia fino al climax e alla immediata risoluzione.
Di vitale importanza per uno scrittore rimane in ogni caso la lettura delle opere di quelli che ci hanno preceduto, dei “grandi” possibilmente (altrimenti non impareremmo nulla). A tal proposito, Jeffrey Hatcher ci fa un elenco delle opere che dovremmo conoscere e su cui dovremmo lavorare prima di cimentarci nel nostro testo teatrale:

- Amleto di William Shakespeare
- Hedda Gabler di Henrik Ibsen
- Zio Vanja di Anton Čhecov
- Prima pagina di Ben Hecht e Charles MacArthur
- Piccole volpi di Lillian Hellman
- Zoo di vetro di Tennessee Williams
- Dial “M” for Murder di Frederick Knott
- Chi ha paura di Virginia Woolf di Edward Albee
- ‘Night, Mother’ di Marsha Norman
- La strana coppia di Neil Simon
- Tradimenti di Harold Pinter
- Cloud Nine di Caryl Churchill
- Joe Turner’s come and gone di August Wilson
- Sei gradi di separazione di John Guare.

Potrete trovarli in libreria, in biblioteca o anche scaricarle dal web (se siete fortunati).
A voi tutti, miei avventori, buona ricerca, lettura e scrittura.
Ci vediamo in palcoscenico!

sabato 4 febbraio 2012

Con gli occhi all'ingiù, spalando la neve


La brughiera ne è sommersa... ieri BonTon poteva aggirarsi felice tra i suoi mucchi, oggi si è bloccata sull'uscio per non rimanervi seppellita. Le scorte di cibo resistono e anche il mio umore. Se qualche post fa ero "germoglio felice", oggi sono "fiocco volteggiante".
Buona bruschetta a tutti i miei avventori... se riuscirete a raggiungermi.