giovedì 15 luglio 2010

Vacanze degne di "nota"

Tempo di vacanze! I miei avventori e i bloggers appassionati di scrittura e lettura se ne vanno "bellamente" in giro per il mondo a liberarsi il corpo e la mente (ho fatto anche la rima, eh?), perciò quale momento migliore per dare libero sfogo alla fantasia e, soprattutto, per allenare la capacità d'osservazione messa in stand by tutto l'anno o finalizzata solo alle mansioni lavorative?
Ebbene, quando vi troverete in un vicolo di Capri o in mezzo ai fiordi tra Bergen e Kirkenes o ancora sulla sommità del Roraima, prendete nota delle suggestioni che tali visioni opereranno sulla vostra psiche, osservate i vostri compagni di viaggio, chiudete gli occhi e ascoltate i suoni che la natura e i passanti occasionali elargiscono sempre a iosa.
Basta solo che predisponiate i vostri sensi "all'accoglienza".
Non solo ne uscirete ritemprati, ma avrete anche dell'ottimo materiale per le vostre storie!
Io lo farò... in verità lo faccio sempre, sia che vada semplicemente a far scorta di provviste sia che giri in mezzo alla brughiera.
Il mondo è uno scrigno serrato alla portata di tutti: basta solo trovare la chiave per svelarne il tesoro.
Cercate la vostra chiave.

sabato 10 luglio 2010

La solitudine… del riccio

Ho terminato da due settimane ormai La solitudine dei numeri primi e L’eleganza del riccio ed è incredibile quanto la decisione di leggerli in contemporanea sia stata azzeccata! Sì, perché questi due romanzi sono COMPLEMENTARI, come le coppie un po’ bizzarre che nonostante gli anni riescono a restare insieme.
Se li avessi letti separatamente, probabilmente avrei mollato L’eleganza del riccio alle prime 100 pagine e avrei scaraventato giù da una rupe La solitudine dei numeri primi dopo aver letto l’epilogo.
E invece, quando onde di incredulità mi assalivano nel sentir parlare una portiera autodidatta come un Hegel in gonnella e una dodicenne a guisa di docente universitaria, bastava che io mi tuffassi nelle vicende di Alice e Matteo
per riconciliarmi con il mondo.
Però quando la prosa scorrevolissima ma un po’ sciatta di Giordano mi lasciava dell’amaro in bocca e nel cervello, ritornavo dalla coltissima Renée e gustavo lentamente alcuni passi, sciogliendoli in bocca come caramelline alla frutta.
E arriviamo al finale: tanto incompiuto, inespresso, irrisolto è l’epilogo de La Solitudine dei numeri primi, quanto perfetto, inaspettato, risolto è quello de L’eleganza del riccio.
Con il primo mi sono sentita vuota e delusa come un turista che abbia perso l’ultimo volo, con il secondo mi sono sentita appagata come Cannavaro mentre alza al cielo la Coppa del Mondo; ho pianto, riflettuto, gustato l’impasto dei sentimenti venuti a galla.
Perciò per me non sono due romanzi diversissimi tra loro, ma uno solo: La solitudine del riccio o se volete... L'eleganza dei numeri primi.

martedì 6 luglio 2010

Quello che ci meritiamo

Nelle democrazie,
i governanti raramente sono peggiori dei governati.
Roberto Gervaso